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Stagione 2023 / 24
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Riceviamo e pubblichiamo
Viterbo,28.11.23
Domenica 10 dicembre alle 17,30 al Teatro comunale di Vejano va in scena l’ultimo spettacolo della stagione teatrale. Edoardo Siravo, il noto attore e doppiatore arriva con “Moby Dick”, un racconto di Massimo Vincenzi tratto dal romanzo omonimo di Herman Melville e la messa in scena a cura di Carlo Emilio Lerici. La storia, avventurosa e fantastica, è celebre: si narra di un giovane marinaio, Ismaele, che stringe amicizia fraterna con un “selvaggio” Queequeg, marinaio di lunga esperienza e suo naturale maestro. I due si imbarcano sulla baleniera Pequod il cui comandante, il capitano Achab, ha avuto una gamba sradicatagli via da una balena di enormi dimensioni e sconfinata forza, Moby Dick, dall’insolito colore bianco. Quando riuscirà a raggiungere Moby Dick, però, in un duello mortale sarà lui a perdere la vita e l’intera nave verrà distrutta, ma Ismaele, sopravvisutto, potrà raccontarne la storia.
28 Novembre 2023 - 07:50 | 0 commenti
Riceviamo e pubblichiamo
Viterbo,28.11.23
Domenica 10 dicembre alle 17,30 al Teatro comunale di Vejano va in scena l’ultimo spettacolo della stagione teatrale. Edoardo Siravo, il noto attore e doppiatore arriva con “Moby Dick”, un racconto di Massimo Vincenzi tratto dal romanzo omonimo di Herman Melville e la messa in scena a cura di Carlo Emilio Lerici. La storia, avventurosa e fantastica, è celebre: si narra di un giovane marinaio, Ismaele, che stringe amicizia fraterna con un “selvaggio” Queequeg, marinaio di lunga esperienza e suo naturale maestro. I due si imbarcano sulla baleniera Pequod il cui comandante, il capitano Achab, ha avuto una gamba sradicatagli via da una balena di enormi dimensioni e sconfinata forza, Moby Dick, dall’insolito colore bianco. Quando riuscirà a raggiungere Moby Dick, però, in un duello mortale sarà lui a perdere la vita e l’intera nave verrà distrutta, ma Ismaele, sopravvisutto, potrà raccontarne la storia.
VEIANO (Viterbo)- Oscuratamente arriva al teatro di Vejano il 12 novembre alle ore 17,30. OscuraMente è una storia teatrale contemporanea che racconta una realtà drammaticamente attuale dove niente è come sembra. Costruita attraverso il susseguirsi di situazioni imprevedibili e colpi di scena, si delinea un nucleo oscuro ed emotivo che riesce a condizionare la vita dei personaggi, sospesi tra realtà e mondo interiore. E’ il teatro che coniuga il genere thriller ispirandosi ad una dinamica familiare fatale che modifica irreversibilmente i destini dei suoi componenti. Leonardo, un giovane introverso e chiuso nei suoi conflitti interiori senza ambizioni lavorative ma con una mente brillante, decide di diventare uno scrittore, consolidando l’unica passione da sempre coltivata per la scrittura. Lena e Gerardo sono i suoi genitori, ma non solo: sono un uomo ed una donna che riflettono costantemente la loro profonda diversità. Lei donna fragile, instabile psicologicamente e piena di contraddizioni, lui carismatico ed autoritario con un pesante segreto custodito nella profondità della sua anima, insieme vivono senza affiatamento la vita quotidiana. Saranno le aspirazioni fallite, le vite irrealizzate ed i conflitti dei personaggi, in un’alternanza del ruolo di vittima e carnefice, a dare vita ad una storia che fa riflettere e tiene con il fiato sospeso lasciando lo spettatore di fronte ad un enigma: si può essere prigionieri della mente?
Riceviamo e pubblichiamo
Viterbo,23.10.23
Dopo il grande successo di critica e di pubblico, le standing ovation tributate alla straordinaria interprete di Callas d’incanto, Debora Caprioglio veste i panni di Artemisia Gentileschi in un nuovo emozionante, intenso assolo.
Siamo nello studio di pittura di Artemisia, e lei è intenta a fare quello che di più ha amato fare nella vita, dipingere. Ci parla e ci racconta di sé, della sua vita a partire dall’infanzia.
La perdita della madre, la vita di una bambina in una Roma del ‘600. Artemisia capisce da subito quanto è difficile vivere in un mondo di uomini.
Eppure in un mondo di uomini il padre, Orazio Gentileschi, la avvia subito ad un mestiere in cui le donne non erano nemmeno contemplate, la pittura.
Lei si distingue rispetto ai fratelli ed ha una passione che la tiene ore ed ore a disegnare un viso fino a quando non ne coglie la somiglianza. Grazie al padre conosce i più grandi pittori, addirittura Caravaggio.
Ed il padre la affida ad un suo amico perché impari e migliori nell’arte della pittura, Agostino Tassi.
Ma il Tassi un giorno abusa di lei.
Questo trauma e il processo che ne è derivato, voluto dal padre, segnano tanto profondamente la vita artistica di Artemisia.
Tutto quello che ne consegue e tutto quello che lei ha compiuto per affrancarsi e affermarsi in un mondo dominato ferocemente da uomini, la rendono una figura di riferimento per la lotta dei diritti delle donne. La pittura di Artemisia è potentemente drammatica, lo stile è quello caravaggesco, con forti chiaroscuri, con il raggio di luce rivelatore, che nel caso della Gentileschi non rappresenta la grazia di Dio, ma la giustizia divina, che si abbatte su Oloferne per mano di Giuditta o che condanna i vecchioni pronti ad importunare la povera Susanna.
Lei con passione ci racconta tutto, ci mostra le sue tele, ce ne spiega la ragione, le circostanze da cui sono nate. Ci racconta i suoi trionfi, le sue sconfitte e sempre e sempre la lotta contro un sistema che la vorrebbe a casa ai fornelli, ad accudire la figlia.
Ma lei è la pittura, come ci dice nell’allegoria che fa di un suo autoritratto, non può fare altro che dipingere. Ci racconta tutto, scende nell’abisso della violenza subita, sale nel paradiso dell’arte.
E noi assistiamo alla meraviglia di una grandissima pittrice che risplende della sua vittoria su un mondo governato da uomini.
Un testo di R. D’Alessandro e F. Valdi
Regia di Roberto D’Alessandro
Scene di Roda
Costumi di Antonia Petrocelli
Riceviamo e pubblichiamo
Viterbo,23.10.23
Dopo il grande successo di critica e di pubblico, le standing ovation tributate alla straordinaria interprete di Callas d’incanto, Debora Caprioglio veste i panni di Artemisia Gentileschi in un nuovo emozionante, intenso assolo.
Siamo nello studio di pittura di Artemisia, e lei è intenta a fare quello che di più ha amato fare nella vita, dipingere. Ci parla e ci racconta di sé, della sua vita a partire dall’infanzia.
La perdita della madre, la vita di una bambina in una Roma del ‘600. Artemisia capisce da subito quanto è difficile vivere in un mondo di uomini.
Eppure in un mondo di uomini il padre, Orazio Gentileschi, la avvia subito ad un mestiere in cui le donne non erano nemmeno contemplate, la pittura.
Lei si distingue rispetto ai fratelli ed ha una passione che la tiene ore ed ore a disegnare un viso fino a quando non ne coglie la somiglianza. Grazie al padre conosce i più grandi pittori, addirittura Caravaggio.
Ed il padre la affida ad un suo amico perché impari e migliori nell’arte della pittura, Agostino Tassi.
Ma il Tassi un giorno abusa di lei.
Questo trauma e il processo che ne è derivato, voluto dal padre, segnano tanto profondamente la vita artistica di Artemisia.
Tutto quello che ne consegue e tutto quello che lei ha compiuto per affrancarsi e affermarsi in un mondo dominato ferocemente da uomini, la rendono una figura di riferimento per la lotta dei diritti delle donne. La pittura di Artemisia è potentemente drammatica, lo stile è quello caravaggesco, con forti chiaroscuri, con il raggio di luce rivelatore, che nel caso della Gentileschi non rappresenta la grazia di Dio, ma la giustizia divina, che si abbatte su Oloferne per mano di Giuditta o che condanna i vecchioni pronti ad importunare la povera Susanna.
Lei con passione ci racconta tutto, ci mostra le sue tele, ce ne spiega la ragione, le circostanze da cui sono nate. Ci racconta i suoi trionfi, le sue sconfitte e sempre e sempre la lotta contro un sistema che la vorrebbe a casa ai fornelli, ad accudire la figlia.
Ma lei è la pittura, come ci dice nell’allegoria che fa di un suo autoritratto, non può fare altro che dipingere. Ci racconta tutto, scende nell’abisso della violenza subita, sale nel paradiso dell’arte.
E noi assistiamo alla meraviglia di una grandissima pittrice che risplende della sua vittoria su un mondo governato da uomini.
Un testo di R. D’Alessandro e F. Valdi
Regia di Roberto D’Alessandro
Scene di Roda
Costumi di Antonia Petrocelli
Domenica 10 dicembre alle 17,30 al Teatro comunale di Vejano va in scena l'ultimo spettacolo della stagione teatrale. Edoardo Siravo, il noto attore e doppiatore arriva con "Moby Dick", un racconto di Massimo Vincenzi tratto dal romanzo omonimo di Herman Melville e la messa in scena a cura di Carlo Emilio Lerici. La storia, avventurosa e fantastica, è celebre: si narra di un giovane marinaio, Ismaele, che stringe amicizia fraterna con un “selvaggio” Queequeg, marinaio di lunga esperienza e suo naturale maestro. I due si imbarcano sulla baleniera Pequod il cui comandante, il capitano Achab, ha avuto una gamba sradicatagli via da una balena di enormi dimensioni e sconfinata forza, Moby Dick, dall’insolito colore bianco. Quando riuscirà a raggiungere Moby Dick, però, in un duello mortale sarà lui a perdere la vita e l’intera nave verrà distrutta, ma Ismaele, sopravvisutto, potrà raccontarne la storia.
Domenica 26 novembre alle ore 17,30 va in scena il terzo spettacolo della stagione teatrale al Teatro comnuale di Vejano, ovvero "Oriana Fallaci, la vita coraggiosa di una donna straordinaria" uno spettacolo di e con Mariella Gravinese. Ci sono state persone che hanno lasciato un segno forte del loro passaggio; persone di cui parliamo ancora nel presente e continueremo a parlarne nel futuro. Una di queste persone è Oriana Fallaci. "La domanda che spesso mi faccio è: quali parole posso usare per parlare di lei? E la risposta è sempre la stessa: solo lei può raccontare la sua storia ed io posso solo fare da tramite." Così l'autrice / attrice Mariella Gravinese descrive questa mise en place raffinata ma forte, come tutta la vita e la carriera di Oriana Fallaci. Un viaggio attraverso un Italia nei tempi più duri visti dagli occhi della giornalista, un frenetico su e giù negli umori e sensazioni di una donna che ha scritto una pagina di storia nel giornalismo d'inchiesta.
Carlotta Mancini
Domenica 12 novembre alle 17,30 va in scena il secondo di quattro imperdibili primi appuntamenti nella nuova stagione del Teatro comunale di Vejano, ovvero "Oscuramente", scritto da Angela Turchini, con la regia e l'adattamento di Marzia Verdecchi e che vede in scena Carlotta Mancini, Italo Amerighi e Matteo Rizzi in uno spettacolo dai toni noir. “Oscuramente è una storia teatrale contemporanea che racconta una realtà drammatica attuale dove niente è come sembra”. - afferma l’autrice e continua - “E' il teatro che coniuga il genere thriller ispirandosi ad una dinamica familiare fatale che modifica irreversibilmente i destini dei suoi componenti: Leonardo, il giovane introverso e chiuso nei suoi conflitti interiori e i suoi genitori, Lena e Giovanni, prima di tutto un uomo e una donna che riflettono costantemente sulla loro profonda diversità.” Un pesante segreto custodito nelle profondità delle anime, un assenza di affiatamento nella quotidianità, aspirazioni fallite e vite irrealizzate. Una storia che fa riflettere e tiene con il fiato sospeso lo spettatore lasciando davanti a lui un unica domanda: Si può essere prigionieri della mente?
Domenica 29 ottobre alle ore 17,30 si tiene il primo di quattro appuntamenti presso il Teatro comunale di Vejano con lo spettacolo "Non fui gentile, fui Gentileschi". Dopo il grande successo di critica e di pubblico, le standing ovation tributate alla straordinaria interprete di Callas d'incanto, Debora Caprioglio veste i panni di Artemisia Gentileschi in un nuovo emozionante, intenso assolo. Siamo nello studio di pittura di Artemisia, e lei è intenta a fare quello che di più ha amato fare nella vita, dipingere. Ci parla e ci racconta di sé, della sua vita a partire dall’infanzia. La perdita della madre, la vita di una bambina in una Roma del '600. Artemisia capisce da subito quanto è difficile vivere in un mondo di uomini. Eppure in un mondo di uomini il padre, Orazio Gentileschi, la avvia subito ad un mestiere in cui le donne non erano nemmeno contemplate, la pittura. Lei si distingue rispetto ai fratelli ed ha una passione che la tiene ore ed ore a disegnare un viso fino a quando non ne coglie la somiglianza. Grazie al padre conosce i più grandi pittori, addirittura Caravaggio. Ed il padre la affida ad un suo amico perché impari e migliori nell’arte della pittura, Agostino Tassi. Ma il Tassi un giorno abusa di lei. Questo trauma e il processo che ne è derivato, voluto dal padre, segnano tanto profondamente la vita artistica di Artemisia. Tutto quello che ne consegue e tutto quello che lei ha compiuto per affrancarsi e affermarsi in un mondo dominato ferocemente da uomini, la rendono una figura di riferimento per la lotta dei diritti delle donne. La pittura di Artemisia è potentemente drammatica, lo stile è quello caravaggesco, con forti chiaroscuri, con il raggio di luce rivelatore, che nel caso della Gentileschi non rappresenta la grazia di Dio, ma la giustizia divina, che si abbatte su Oloferne per mano di Giuditta o che condanna i vecchioni pronti ad importunare la povera Susanna. Lei con passione ci racconta tutto, ci mostra le sue tele, ce ne spiega la ragione, le circostanze da cui sono nate. Ci racconta i suoi trionfi, le sue sconfitte e sempre e sempre la lotta contro un sistema che la vorrebbe a casa ai fornelli, ad accudire la figlia. Ma lei è la pittura, come ci dice nell’allegoria che fa di un suo autoritratto, non può fare altro che dipingere. Ci racconta tutto, scende nell’abisso della violenza subita, sale nel paradiso dell’arte. E noi assistiamo alla meraviglia di una grandissima pittrice che risplende della sua vittoria su un mondo governato da uomini.
Un testo: R. D’Alessandro e F. Valdi
Regia: Roberto D’Alessandro
Scene: Roda
Costumi: Antonia Petrocelli
Stagione 2023
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Gigi Miseferi & la sua band larga al Teatro comunale di Vejano con "Serata a '45 Gigi"
Domenica 14 maggio alle 18, al Teatro comunale di Vejano Gigi Miseferi, attore, comico, autore e regista, va in scena con "Serata a '45 Gigi". Gigi Miseferi, da diversi anni ha intrapreso un percorso musicale dove coinvolge e diverte la platea grazie alle sue sorprendenti doti canore, lo spiccato senso dell'improvvisazione, coniugato alla propria verve ed alla teatralità. Accompagnato da talentosi musicisti, rigorosamente dal vivo, propone esilaranti momenti di puro cabaret con battute sull'attualità ed attraverso esilaranti aneddoti e storie, racconta le vicissitudini della "Generazione over fifty", vissuta a cavallo tra l'analogico e il digitale ma soprattutto sopravvissuta all'incubo di ogni ragazzino nato negli anni '60. La colonna sonora dello show offre al pubblico la possibilità di riassaporare in modo genuino e coinvolgente, fino a renderlo piacevolmente partecipe, lo straordinario repertorio di simpatici, orecchiabili e conosciuti successi musicali senza tempo, diversi dei quali appartenenti all'intramontabile genere swing. Lo spettacolo è ideale per intrattenere, coinvolgere e divertire il pubblico, rendendolo allo stesso tempo protagonista dell'evento. Gigi Miseferi propone medley musicali creati per trascinare il pubblico in pista a ballare e cantare come ragazzi spensierati la musica italiana anni '60, '70', '80 e '90 per poi farlo scatenare a ritmo di rock, samba, mambo, cha cha cha con i travolgenti successi latino americani.
Frazzetto e Scapicchio insieme nel focoso "Varietà romano" al Teatro comunale di Vejano
Domenica 7 maggio alle ore 18, al Teatro comunale di Vejano va in scena "Varietà romano", lo spettacolo che vede l'interpretazione di due eclettici artisti: Luciana Frazzetto e Sandro Scapicchio, con la regia di Massimo Milazzo, regalano al pubblico allegria e musica con il loro spettacolo di varietà per far trascorrere una piacevole e coinvolgente serata all’insegna del buonumore e del divertimento. Lo spettacolo è un fuoco incrociato di sketch dell’avanspettacolo, battute, monologhi e doppi sensi intervallati da canzoni che fanno parte del più classico repertorio romanesco e non solo. Uno show coinvolgente, dal ritmo continuo, che vede in azione una frizzante, scoppiettante e instancabile Luciana Frazzetto e un eclettico musicista, cantante e attore Sandro Scapicchio. In scena due artisti che grazie alla loro duttilità, riescono ad interpretare e ad alternare situazioni esilaranti a momenti di grande emozione ricordando Anna Magnani, Gabriella Ferri, Ettore Petrolini, Alberto Sordi e portando gli spettatori a ripercorrere con un salto all’indietro nel tempo, la storia dello spettacolo ai tempi dell’avanspettacolo con una Roma protagonista assoluta. Risate assicurate con Luciana e Sandro con gag, travestimenti, macchiette, personaggi buffi e momenti musicali all'insegna del varietà. Insomma, una girandola di comicità.
Domenica 30 aprile alle ore 18, al Teatro comunale di Vejano va in scena "Money - Non per soldi ma per denaro", lo spettacolo di Roberto D'Alessandro, F. Valdi e G. Coppola, con lo stesso Roberto D'Alessandro e con alla tastiera Federico Pappalardo. Non era facile realizzare uno spettacolo avente come argomento il denaro. Un elemento con cui siamo costretti a fare i conti e con cui ognuno di noi ha un rapporto del tutto personale. Ma al di là delle considerazioni personali, cosa rappresentano i soldi nella nostra quotidianità? Tutti sappiamo che nella società che abbiamo costruito c’è qualcosa che non va, ma la verità è che la maggior parte delle persone non vuole cambiare il mondo, vuole solo fare soldi e la maggior parte di loro non importa nemmeno come farli. Viviamo in una società ossessionata dal denaro, ma completamente all'oscuro di come si vive. Ma questi benedetti soldi daranno poi davvero la felicità? Quanto contano i soldi nella vita di tutti i giorni? Molto, se non tutto. La vita oggi è dettata minuziosamente dalla disponibilità economica. Siamo governati da oligarchie finanziarie che riescono a convincerci che l’acqua va comprata e noi lo facciamo, anzi se lo facciamo ci sentiamo più fighi. La monetizzazione di qualsiasi aspetto delle attività umane, è la necessità di un mondo liberista per piegare tutto alla sua necessità di commercio. Abbiamo evocato un mostro che può tutto ma che non riusciamo più a piegare alle nostre necessità. "Money" è un viaggio attraverso la società e gli individui sotto la lente d’ingrandimento di un punto di vista.
Venerdì 28 aprile alle 21, al Teatro comunale di Vejano va in scena "Memorie del grande attore", lo spettacolo diretto e interpretato da Andrea Buscemi liberamente ispirato a "Kean, genio e sregolatezza" di Alexandre Dumas. La vicenda umana e artistica di Edmund Kean, il più grande attore inglese dell’Ottocento, reso immortale dal binomio “genio e sregolatezza” coniato per lui da Alessandro Dumas figlio. L’intento dell’attore-regista pisano è quello di raccontare la figura del più grande interprete shakespiriano per eccellenza, ponendo così l’attenzione sul mondo del teatro, le sue grandezze e le sue nefandezze. Così come immensamente grande fu Kean sulla scena e infinitamente piccolo nella vita privata, intemperante nei trionfi e fragilissimo nelle difficoltà, così il mondo del teatro può essere paradigma del mondo reale, dove non sempre tutto è veramente come appare. E dove la vita può sempre trasformarsi in scena, e viceversa.
Domenica 23 aprile alle ore 18, al Teatro comunale di Vejano va in scena l'attrice Debora Caprioglio con lo spettacolo "Callas d'incanto", per la regia di Roberto D'Alessandro. Bruna, fedele governante di Maria Callas, al suo servizio dal 1953 al 1977 è stata l’ombra della Callas e come una vestale, ne custodisce la memoria, i ricordi, l’idea di una donna che ha rappresentato tutta la sua esistenza, per la quale la sua vita ha avuto ed ha ancora una ragione che va al di là del semplice esistere. Bruna rappresenta la semplicità, la quotidianità, quella contingenza davanti alla quale non è possibile valutare il genio, del quale tuttavia si avverte la statura, del quale si venera l’immensità di pensiero, la vastità delle imprese. Così ascoltiamo la storia che ci racconta e ci troviamo al suo fianco a spiare quasi con vergogna i palpiti di quel cuore, la sua felicità, il suo tormento, tutta la tristezza del mondo.
Domenica 2 aprile alle 18 va in scena al Teatro comunale di Vejano lo spettacolo con Martufello "Dio ce ne scampi e mazzancolle", diretto da Pier Francesco Pingitore. Con "Dio ce ne scampi e mazzancolle", Martufello si presenta al pubblico in una veste più ambiziosa e completamente rinnovata. E’ lo spettacolo della maturità di un artista, che ha ottenuto il successo della grande platea televisiva e la simpatia di tutte le piazze e i teatri d’Italia, con la sua maniera semplice e diretta, da amico, che racconta storie piacevoli, che fanno ridere e divertono. Oggi però Martufello fa un passo avanti. I testi che affronta e propone, sempre leggeri e divertenti, hanno anche la sostanza per essere brillanti testimonianze del tempo, del costume anche del malcostume di questa nostra epoca. La malasanità, la malaeconomia, la malapolitica, ma anche i malfattori d’ogni risma e d’ogni colore, le tante vessazioni cui ogni giorno siamo sottoposti dai tanti “sola” che ci circondano; e poi le manie, i tic, le voglie più o meno segrete, costituiscono la materia su cui si esercita la buffoneria senza briglie di Martufello. Che ha una sola direttrice di marcia: il rispetto del pubblico. Un lungo monologare fatto di tanti monologhi, tante storielle, tantissime battute, che cambia ad ogni momento, e ad ogni passo si rinnova e sorprende.
Domenica 2 aprile alle 18 va in scena al Teatro comunale di Vejano lo spettacolo con Martufello “Dio ce ne scampi e mazzancolle”, diretto da Pier Francesco Pingitore. Con “Dio ce ne scampi e mazzancolle”, Martufello si presenta al pubblico in una veste più ambiziosa e completamente rinnovata. E’ lo spettacolo della maturità di un artista, che ha ottenuto il successo della grande platea televisiva e la simpatia di tutte le piazze e i teatri d’Italia, con la sua maniera semplice e diretta, da amico, che racconta storie piacevoli, che fanno ridere e divertono. Oggi però Martufello fa un passo avanti. I testi che affronta e propone, sempre leggeri e divertenti, hanno anche la sostanza per essere brillanti testimonianze del tempo, del costume anche del malcostume di questa nostra epoca. La malasanità, la malaeconomia, la malapolitica, ma anche i malfattori d’ogni risma e d’ogni colore, le tante vessazioni cui ogni giorno siamo sottoposti dai tanti “sola” che ci circondano; e poi le manie, i tic, le voglie più o meno segrete, costituiscono la materia su cui si esercita la buffoneria senza briglie.
Conferenza Stampa
Conferenza Stampa - Stagione 2023
MERCOLEDÌ 22 MARZO ORE 11.00
presso Aula Consiliare - Comune di Vejano
Piazza XX Settembre, 12, 01010 Vejano VT
Vi Aspettiamo!